1. |
Il Mostro
02:33
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Quello che non hai e che tu vuoi
Credi che lo troverai
Amerai solo lui
Il tuo tempo gli darai quasi tutto il tempo
Fino a quando rassomiglierai anche tu
Un po’ di più a questo atroce mostro
L’albero però non lo vuoi
Non ti capirebbe mai pensa a te
A quel che sei se ci provi riuscirai
Ad essere anche tu un mostro
Eppure nonostante i tuoi bisogni
Sono sicuro che nei nostri giorni
Io preferisco sbatterti e sfiorarti
In questa follia dell’assenza
Non perdere di vista
Il destino consorte
Non stringere al tuo petto il miraggio
Più a lungo di quanto resista il tuo cuore
Respira
E goditi il viaggio
Ti basterà il coraggio di un momento
Capire come è semplice
Il mostro è morto nel nostro letto
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2. |
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Tu mi svegli e io non so davvero
perché mai ti sforzi
A trascinarmi fuori dai miei sogni
e dici che sei già in ritardo
per chissà che strano appuntamento
Non capisco tutti quelli che son come te
Che ogni giorno si torturano di affanni per
Riuscire a fare tutto in tempo
e non trovare il tempo quasi mai
Tu che invece torni tardi e sei nervosa
che mi guardi ridere invidiosa
della mia gioia di vivere
È un po’ che non riesco a trattenere
quel mio essere sopra le righe
non insistere non saprai mai
il segreto della mia felicità
Sei capace anche di chiuderti
in un cubo di lamiere in mezzo
ad altri tutti quanti inutili
Che scomodano gli arabi
per qualche pomodoro e poco più
Io invece mi diverto a calpestare i fiori
con Gianessi la mattina nei giardini
a portare fuori i miei problemi
metafisici a fare la pipì
Tu in trappola tra i tuoi doveri
e le tue scelte sempre molto libere
con la tua rabbia per la mia gioia di vivere
È un po che non riesco a trattenere
quel mio essere sopra le righe
non insistere non saprai mai
il segreto della mia felicità
Tu che provi in tutti i modi a credermi ridicolo
e incapace a sopravvivere
non vedi quanta gioia che ho di vivere
È un po’ che non riesco a trattenere
quel mio essere sopra le righe
non insistere
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3. |
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Un altro colpo al cuore
A non dimenticare
Che non è l’istinto a tenerci in piedi
Che è solo pulsazione
Parlare lentamente provando di domare
La feroce inclinazione di un respiro che non trova pace
Se potessi spararmi dal cannone
E illuminare il cielo
Specchiandolo brillante come non lo hai mai creduto
Riparare i nostri passi trafugati
Dal prossimo massacro
Un altro colpo al cuore
Un altro colpo al fegato
Il sorso che non è bastato a farmi soldato
Perché ho combattuto una battaglia tutta mia
Contro il nemico universale la noia
La tua malinconia
Un po’ per il tuo amore
O per la mia statura
Ho tagliato i piedi dei giganti
Cambiato l’andatura
Ti ho presa per la mano dalla bocca del leone
E ti ho trascinato in salvo da ogni tua disperazione
Se potessi dileguare le tue colpe
Come fossi un tumbleweed
Rotolando nei tuoi sogni
Senza aggiungere parola
Troveresti un vento muto dalla bocca
Salire il tuo pensiero
Per proteggerti dal mostro
Delle otto del mattino
Basterebbe non lasciarti
Allontanare e andare verso l’oro
Un altro colpo al cuore
Un altro, un altro ancora
Non ne perderò mai uno
Per metterteli in fila
Come una collana, un fiore
Come i grani del rosario
La preghiera più dolce
Per non farti crollare
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4. |
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Bisognerà capire che per definizione
La legge è ciò che è scritto
Ma il segno è forma vuota
In mancanza di espressione
I pianeti, sanno come stare appesi
Noi benché scoperti in piedi
Cadremo sempre
Battuti dalle nostre solitudini
Dalle coscienze grigie e discrete
Ed ovviamente non in piedi.
Nessuno si interessi ai deboli
Però impari pure lui a ricordare
Che per ognuno che ce l’ha fatta
Almeno due non ce l’hanno fatta
Che per ogni uomo ricco sopra la media
Almeno cento sono poveri sotto la media
Il finale è da applausi ma le mani
Sono già tutte quante incatenate
Benché questa realtà sia astratta
La propria colpa assolta
La fame ci accompagna
Continuamente verso la nostra inconsistenza
La società evoluta, la più civile, la meglio organizzata
È quella che produce i più disadattati
È quella che conduce la lista dei suicidi
I più abbruttiti ai bordi delle strade
Premierà soltanto un vincitore
Non c’è violenza peggiore della competizione
Ed anche il merito un’astuta distrazione
Darà lavoro a tutti e aria fresca da confezionare
Precederà la morte la fine di ogni mese
A voi interessi l’etica piuttosto
E non come i criceti la ruota delle spese
Voi, se siete ancora salvi trasformate
Le giornate in grandi giornate
I vostri anni in grandi vacanze
Considerate il potere del vino
Un uomo sobrio vive solo a metà.
La libertà è anch’essa una merce
Per cui attenzione
Ma non pensate che un domani non abbiate
Come fratelli i cani
E non fatevi comprare
E non fatevi rubare
Il diritto di dormire
E il dovere di sognare.
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5. |
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6. |
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Non siamo i temporali
Che fanno seguire il sole
Siamo ritratti stancati
Dallo scalfire del tempo
E dai calendari
Noi che siamo le frange della moltitudine
In questo chiasso mondano
Perché non ti sento
non me lo so spiegare
Eppure a chiunque
è più caro il silenzio
Ma a noi non importa più tanto
Perché
delle geometrie metropolitane
Non fummo schiavi ma schivati
Preferendo le periferie della solitudine
Ai centri sociali
E alle puttane
Ma quando ti trovo davanti
Qui dove tra tutta la gente
Il davanti scompare
E non si è che una carta impazzita
Perché manca l’oriente
Tu, tra i tuoi fragili fianchi
Sollevarti in un passo
Volteggiarti d’un canto
La sorpresa più grande
Contro un treno che parte
E ti porta lontano
Se il mio passo col tuo
Non riesce nel ratto
Non salire rimani
A stupirti di tanto
Si può stare a guardare
Tutti gli altri partire
Verso i loro martiri
E noi lì ad intrecciare
Incuranti dei premi
A saltare all’indietro
E scappare, impazzire
Non so dove
Ma insieme
Si può stare anche fermi
E magari aspettare
Non importa che cosa
Ma tu credimi, si può stare.
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7. |
Una Giornata Particolare
03:32
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Settembre il sole è forte ancora anche al mattino
C'è chi è partito e chi ritorna ad essere un cretino
La minigonna non è più la moda giusta
E sono in troppi ormai che han preso qualche svista
Sulle faccende di un paese senza svolta
E poi chissene importa lo slogan dell'opportunista
A mezzogiorno inizia un turno di lavoro
Per chi considera ogni fatica un bel mistero
Arrivi a sera senza quasi più parole
Ti accorgi dopo cena che anche oggi hai perso il sole
Non c'è minuto che possa fermare
Chi ti vuol distrarre da una sola idea la più banale
Che trasformi questa giornata particolare
E non c'è altro da fare
Che dimenticare
Dicembre è già passato un anno sta per cominciare
Immersi negli inverni sempre più consumati
Con i canali spazio tempo un po' per tutti i gusti
I cuochi sempre in onda e un bel po' di delitti
La cronaca più nera che puoi raccontare
È che per quanto cambi strada c'è sempre uno stop ad aspettare
E ti ritrovi intrappolato senza una risposta
Con quel sorriso in faccia un po' da figlio di mignotta
Ti alzi prima dell'alba e non ci son parole
Ti accorgi subito che oggi non ci sarà il sole
Non c'è minuto che possa fermare
Chi ti vuol distrarre da una sola azione anche banale
Che trasformi questa giornata particolare
E non c'è altro da fare
Che ricominciare
A fare la spesa
A stare in attesa
Sentirsi peggiori
Fra tanti coglioni
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8. |
La Notte
04:15
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La notte,
Per quello che vedo io
La notte ha più colori del giorno.
D’estate e d’inverno soprattutto
Le sfumature si assottigliano
E per questo moltiplicano.
Il giorno è netto, rassicurante
La notte
Ah la notte, se la sai leggere
È interminabile
Anche se ti tradisce sempre sul più bello
Ti scompare ogni volta
Prima che tu possa conoscerla
Di tutti quei punti luminosi
Che sono tutti finti
Che non son lì
E ti prendono in giro.
Il più delle volte,
se guardi al cielo
ti accorgi di come il nostro
sia il corpo del giorno
la testa è montata male
E cosa ci sarà da cercare
Lì in fondo, continuamente, di notte in notte
La luna, la luna sempre uguale
A poco a poco più tonda
Stronza e imperturbabile
E allora perché mai non ci si può staccare.
La notte è il tuo culo, il desiderio nascosto
Della disperazione
Cosa avremo da guardare tanto a lungo
Senza un segnale in cambio
Da questo cielo presuntuoso.
Che ci ripaga di pioggia e di vento
Di qualche nuvola d’argento
Di temporali notturni come amplessi.
Irresistibili debolezze, le nostre
E le nostre orecchie scosse
Alle lusinghe del tuono
Il nostro naso affinato
Al respiro dei boschi o dei catrami bagnati.
Dei fiori che parlano intimoriti
Della loro arrogante solitudine
Bellissima come la nostra.
E poi la notte è il silenzio
Quindi noi. In tutto.
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9. |
La Nostra Parte
03:34
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Facciamo finta di esserci appena conosciuti
Immaginandoci tutta la vita fianco a fianco
Facciamo finta che i nostri problemi siano fantasmi
Perché i fantasmi non abitano questo mondo
Facciamo finta di trovarci al primo incontro
Dove nemmeno conosciamo i nostri nomi
Che sembri splendida la luce del ritorno
Quando lontani affonderemo il piede nello stesso suolo
Fammi il piacere di non provare dispiacere
Se parlo troppo quando ti dovrei tenere
E salutiamoci con la paura dell'ultima volta
Prima di cadere verso il sogno
Facciamo finta che il desiderio non sia la propaganda
Di chi ci vuole a tutti i costi felici
Ma che sia il sudore delle mani vuote
Che aspettano impazienti di farti godere
Facciamo finta di avere demoni alle spalle
Che ci incatenano ai nostri dolori
Facciamo finta perfino di non ricordarci
Che sorriso avremo quando resteremo soli
Ma non possiamo fare finta di essere uguali
Solo perchè cerchiamo in fondo la stessa cosa
Arrendiamoci ai nostri cuori più sinceri
Perché insieme giochiamo una parte favolosa
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10. |
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11. |
Occhi Aperti
04:04
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Cambiare non è difficile come restare
Uguali a come si è
Se vuoi la pace dovrai cercare
La pace dentro di te
La pazzia non esiste è solo l’eccesso
Di un’idea che resiste all’abito della volgarità
Ma tieni gli occhi aperti
Nei centri o nei più aridi deserti
E vedrai, e vedrai
Che intanto il tempo passa
Ma il viaggio in fondo non finisce mai
Avere un nome avere più di un padrone
Ma davvero poi chi sei
Tu sei l’unione di altre due persone
E il resto non dipende da te
Ma tieni gli occhi aperti
Perché si sogna meglio se si è svegli
E vedrai, e vedrai
Che ci si arrende a tutto
Ma il viaggio in fondo non finisce mai
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Frankspara Bologna, Italy
La tragicommedia del pensiero. La solitudine del sogno.
L'elogio dell'immobilità come fuga dalla consuetudine e l'abbandonarsi all'universo onirico, in apnea dentro un mare di elegante sollievo.
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