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Per Proteggerti Dal Mostro

by Frankspara

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1.
Il Mostro 02:33
Quello che non hai e che tu vuoi Credi che lo troverai Amerai solo lui Il tuo tempo gli darai quasi tutto il tempo Fino a quando rassomiglierai anche tu Un po’ di più a questo atroce mostro L’albero però non lo vuoi Non ti capirebbe mai pensa a te A quel che sei se ci provi riuscirai Ad essere anche tu un mostro Eppure nonostante i tuoi bisogni Sono sicuro che nei nostri giorni Io preferisco sbatterti e sfiorarti In questa follia dell’assenza Non perdere di vista Il destino consorte Non stringere al tuo petto il miraggio Più a lungo di quanto resista il tuo cuore Respira E goditi il viaggio Ti basterà il coraggio di un momento Capire come è semplice Il mostro è morto nel nostro letto
2.
Tu mi svegli e io non so davvero perché mai ti sforzi A trascinarmi fuori dai miei sogni e dici che sei già in ritardo per chissà che strano appuntamento Non capisco tutti quelli che son come te Che ogni giorno si torturano di affanni per Riuscire a fare tutto in tempo e non trovare il tempo quasi mai Tu che invece torni tardi e sei nervosa che mi guardi ridere invidiosa della mia gioia di vivere È un po’ che non riesco a trattenere quel mio essere sopra le righe non insistere non saprai mai il segreto della mia felicità Sei capace anche di chiuderti in un cubo di lamiere in mezzo ad altri tutti quanti inutili Che scomodano gli arabi per qualche pomodoro e poco più Io invece mi diverto a calpestare i fiori con Gianessi la mattina nei giardini a portare fuori i miei problemi metafisici a fare la pipì Tu in trappola tra i tuoi doveri e le tue scelte sempre molto libere con la tua rabbia per la mia gioia di vivere È un po che non riesco a trattenere quel mio essere sopra le righe non insistere non saprai mai il segreto della mia felicità Tu che provi in tutti i modi a credermi ridicolo e incapace a sopravvivere non vedi quanta gioia che ho di vivere È un po’ che non riesco a trattenere quel mio essere sopra le righe non insistere
3.
Un altro colpo al cuore A non dimenticare Che non è l’istinto a tenerci in piedi Che è solo pulsazione Parlare lentamente provando di domare La feroce inclinazione di un respiro che non trova pace Se potessi spararmi dal cannone E illuminare il cielo Specchiandolo brillante come non lo hai mai creduto Riparare i nostri passi trafugati Dal prossimo massacro Un altro colpo al cuore Un altro colpo al fegato Il sorso che non è bastato a farmi soldato Perché ho combattuto una battaglia tutta mia Contro il nemico universale la noia La tua malinconia Un po’ per il tuo amore O per la mia statura Ho tagliato i piedi dei giganti Cambiato l’andatura Ti ho presa per la mano dalla bocca del leone E ti ho trascinato in salvo da ogni tua disperazione Se potessi dileguare le tue colpe Come fossi un tumbleweed Rotolando nei tuoi sogni Senza aggiungere parola Troveresti un vento muto dalla bocca Salire il tuo pensiero Per proteggerti dal mostro Delle otto del mattino Basterebbe non lasciarti Allontanare e andare verso l’oro Un altro colpo al cuore Un altro, un altro ancora Non ne perderò mai uno Per metterteli in fila Come una collana, un fiore Come i grani del rosario La preghiera più dolce Per non farti crollare
4.
Bisognerà capire che per definizione La legge è ciò che è scritto Ma il segno è forma vuota In mancanza di espressione I pianeti, sanno come stare appesi Noi benché scoperti in piedi Cadremo sempre Battuti dalle nostre solitudini Dalle coscienze grigie e discrete Ed ovviamente non in piedi. Nessuno si interessi ai deboli Però impari pure lui a ricordare Che per ognuno che ce l’ha fatta Almeno due non ce l’hanno fatta Che per ogni uomo ricco sopra la media Almeno cento sono poveri sotto la media Il finale è da applausi ma le mani Sono già tutte quante incatenate Benché questa realtà sia astratta La propria colpa assolta La fame ci accompagna Continuamente verso la nostra inconsistenza La società evoluta, la più civile, la meglio organizzata È quella che produce i più disadattati È quella che conduce la lista dei suicidi I più abbruttiti ai bordi delle strade Premierà soltanto un vincitore Non c’è violenza peggiore della competizione Ed anche il merito un’astuta distrazione Darà lavoro a tutti e aria fresca da confezionare Precederà la morte la fine di ogni mese A voi interessi l’etica piuttosto E non come i criceti la ruota delle spese Voi, se siete ancora salvi trasformate Le giornate in grandi giornate I vostri anni in grandi vacanze Considerate il potere del vino Un uomo sobrio vive solo a metà. La libertà è anch’essa una merce Per cui attenzione Ma non pensate che un domani non abbiate Come fratelli i cani E non fatevi comprare E non fatevi rubare Il diritto di dormire E il dovere di sognare.
5.
6.
Non siamo i temporali Che fanno seguire il sole Siamo ritratti stancati Dallo scalfire del tempo E dai calendari Noi che siamo le frange della moltitudine In questo chiasso mondano Perché non ti sento non me lo so spiegare Eppure a chiunque è più caro il silenzio Ma a noi non importa più tanto Perché delle geometrie metropolitane Non fummo schiavi ma schivati Preferendo le periferie della solitudine Ai centri sociali E alle puttane Ma quando ti trovo davanti Qui dove tra tutta la gente Il davanti scompare E non si è che una carta impazzita Perché manca l’oriente Tu, tra i tuoi fragili fianchi Sollevarti in un passo Volteggiarti d’un canto La sorpresa più grande Contro un treno che parte E ti porta lontano Se il mio passo col tuo Non riesce nel ratto Non salire rimani A stupirti di tanto Si può stare a guardare Tutti gli altri partire Verso i loro martiri E noi lì ad intrecciare Incuranti dei premi A saltare all’indietro E scappare, impazzire Non so dove Ma insieme Si può stare anche fermi E magari aspettare Non importa che cosa Ma tu credimi, si può stare.
7.
Settembre il sole è forte ancora anche al mattino C'è chi è partito e chi ritorna ad essere un cretino La minigonna non è più la moda giusta E sono in troppi ormai che han preso qualche svista Sulle faccende di un paese senza svolta E poi chissene importa lo slogan dell'opportunista A mezzogiorno inizia un turno di lavoro Per chi considera ogni fatica un bel mistero Arrivi a sera senza quasi più parole Ti accorgi dopo cena che anche oggi hai perso il sole Non c'è minuto che possa fermare Chi ti vuol distrarre da una sola idea la più banale Che trasformi questa giornata particolare E non c'è altro da fare Che dimenticare Dicembre è già passato un anno sta per cominciare Immersi negli inverni sempre più consumati Con i canali spazio tempo un po' per tutti i gusti I cuochi sempre in onda e un bel po' di delitti La cronaca più nera che puoi raccontare È che per quanto cambi strada c'è sempre uno stop ad aspettare E ti ritrovi intrappolato senza una risposta Con quel sorriso in faccia un po' da figlio di mignotta Ti alzi prima dell'alba e non ci son parole Ti accorgi subito che oggi non ci sarà il sole Non c'è minuto che possa fermare Chi ti vuol distrarre da una sola azione anche banale Che trasformi questa giornata particolare E non c'è altro da fare Che ricominciare A fare la spesa A stare in attesa Sentirsi peggiori Fra tanti coglioni
8.
La Notte 04:15
La notte, Per quello che vedo io La notte ha più colori del giorno. D’estate e d’inverno soprattutto Le sfumature si assottigliano E per questo moltiplicano. Il giorno è netto, rassicurante La notte Ah la notte, se la sai leggere È interminabile Anche se ti tradisce sempre sul più bello Ti scompare ogni volta Prima che tu possa conoscerla Di tutti quei punti luminosi Che sono tutti finti Che non son lì E ti prendono in giro. Il più delle volte, se guardi al cielo ti accorgi di come il nostro sia il corpo del giorno la testa è montata male E cosa ci sarà da cercare Lì in fondo, continuamente, di notte in notte La luna, la luna sempre uguale A poco a poco più tonda Stronza e imperturbabile E allora perché mai non ci si può staccare. La notte è il tuo culo, il desiderio nascosto Della disperazione Cosa avremo da guardare tanto a lungo Senza un segnale in cambio Da questo cielo presuntuoso. Che ci ripaga di pioggia e di vento Di qualche nuvola d’argento Di temporali notturni come amplessi. Irresistibili debolezze, le nostre E le nostre orecchie scosse Alle lusinghe del tuono Il nostro naso affinato Al respiro dei boschi o dei catrami bagnati. Dei fiori che parlano intimoriti Della loro arrogante solitudine Bellissima come la nostra. E poi la notte è il silenzio Quindi noi. In tutto.
9.
Facciamo finta di esserci appena conosciuti Immaginandoci tutta la vita fianco a fianco Facciamo finta che i nostri problemi siano fantasmi Perché i fantasmi non abitano questo mondo Facciamo finta di trovarci al primo incontro Dove nemmeno conosciamo i nostri nomi Che sembri splendida la luce del ritorno Quando lontani affonderemo il piede nello stesso suolo Fammi il piacere di non provare dispiacere Se parlo troppo quando ti dovrei tenere E salutiamoci con la paura dell'ultima volta Prima di cadere verso il sogno Facciamo finta che il desiderio non sia la propaganda Di chi ci vuole a tutti i costi felici Ma che sia il sudore delle mani vuote Che aspettano impazienti di farti godere Facciamo finta di avere demoni alle spalle Che ci incatenano ai nostri dolori Facciamo finta perfino di non ricordarci Che sorriso avremo quando resteremo soli Ma non possiamo fare finta di essere uguali Solo perchè cerchiamo in fondo la stessa cosa Arrendiamoci ai nostri cuori più sinceri Perché insieme giochiamo una parte favolosa
10.
11.
Occhi Aperti 04:04
Cambiare non è difficile come restare Uguali a come si è Se vuoi la pace dovrai cercare La pace dentro di te La pazzia non esiste è solo l’eccesso Di un’idea che resiste all’abito della volgarità Ma tieni gli occhi aperti Nei centri o nei più aridi deserti E vedrai, e vedrai Che intanto il tempo passa Ma il viaggio in fondo non finisce mai Avere un nome avere più di un padrone Ma davvero poi chi sei Tu sei l’unione di altre due persone E il resto non dipende da te Ma tieni gli occhi aperti Perché si sogna meglio se si è svegli E vedrai, e vedrai Che ci si arrende a tutto Ma il viaggio in fondo non finisce mai

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released February 17, 2015

©2015 - Reincanto Dischi

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Frankspara Bologna, Italy

La tragicommedia del pensiero. La solitudine del sogno.
L'elogio dell'immobilità come fuga dalla consuetudine e l'abbandonarsi all'universo onirico, in apnea dentro un mare di elegante sollievo.

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